La fotografia e il design: Luca Gilli e Alecio Ferrari
A cura di Davide Tatti
Di fronte ad un oggetto d’uso l’approccio fotografico più comune, per poterlo rappresentare e commercializzare, è quello di fornire un surrogato dell’oggetto stesso, un’immagine sostitutiva che ne prefigura le qualità, rendendole virtualmente apprezzabili, disponibili per un possibile acquirente. Gli stili fotografici, anche differenti, si muovono in questa cornice che fornisce i limiti e le funzioni della fotografia del design: si va dalla rappresentazione più nitida e oggettiva, con lo studio scientifico della rappresentazione del colore, al fotoritocco più spinto che conferisce una brillantezza e una quantità di dettaglio inverosimili, fino alla contestualizzazione sociale dell’oggetto rappresentandone l’uso fatto dalle persone. Come semplice esempio di questi tre metodi, possiamo fare ricorso all’immagine di una caffettiera per com’è, per come vorremo che fosse, infine la caffettiera che si mostra mentre la usiamo.
Nell’ultimo Salone del mobile di Milano, tenutosi dal 4 al 10 settembre, con tutte le attività promozionali nel Fuorisalone disseminate nella città, la necessità di adoperare strumenti digitali, destinati a informare e sollecitare l’interesse per prodotti ed eventi, ha scalzato l’uso tradizionale della stampa su carta di cataloghi, dépliant e cartoline illustrati da fotografie e grafiche, perché il pubblico stesso percepisce in molti casi come ridondate la stampa. Ma il passaggio forzato al digitale, avvenuto anche per le necessità di “smaterializzazione” imposte alla nostra congiuntura storica dai fenomeni di pandemia, spesso fa perdere il contatto con i luoghi fisici, la loro effettiva collocazione nella città, che siano negozi, sale espositive, cortili di palazzi storici. Gli edifici in condizioni di abbandono, recuperati temporaneamente per delle mostre di design dell’arredamento, mostrano nelle fotografie il fascino dell’accostamento tra vecchie stanze e oggetti nuovi, ma nella realtà sono complessi architettonici in disuso, abbandonati, situati in contesti urbani di modesta qualità sociale. Questo lo stato di fatto, finché arriverà un auspicato piano di ristrutturazione edilizia e urbana a dare nuovo lustro, che sotto l’etichetta della riqualificazione, mira all’aumento esponenziale e speculativo del valore degli immobili. Un esempio fra tutti: gli edifici adiacenti al vecchio Ospedale Militare di via Saint Bon, riutilizzati dalla piattaforma Alcova1; gli interni delle vecchie stanze sono fotografati come fossero il terreno ideale di incontro tra un decadentismo sublime che si apre all’innovazione tecnica.
In questo contesto di uso strumentale della fotografia nel Salone del mobile, sono stati però proposti due approcci autoriali e soggettivi alla rappresentazione fotografica dei prodotti industriali, presso il Superstudio Maxi di via Moncucco, con una mostra di Luca Gilli “Passaggi di stato”; un’altra presso il negozio di arredamento Mo.1950 di via Sforza, con l’installazione fotografica di Alecio Ferrari2 dal titolo “The Instant of Change”. Alecio Ferrari distribuisce le stampe fotografiche nel negozio in modo non lineare, trovando un rapporto estetico tra gli arredi, che in parte si affacciano sulle vetrine, e l’ambiente urbano circostante. Gli oggetti fotografati sono materiali industriali in fase di cambiamento di stato, ripresi con ambiguità, in modo che la percezione del materiale sia equivoca. La stessa tecnica fotografica, la combinazione delle luci, e della composizione, non predetermina l’esito finale dell’immagine, ma si apre all’imprevisto, alla scoperta di qualità formali e cromatiche non predeterminate. Alecio Ferrari, che nasce a Milano nel 1995, si laurea in Graphic Design presso la Falmounth University. La sua fotografia ricerca un approccio narrativo e documentario al ritratto, ma con uno sviluppo formale estetizzante: il semplice e banale evento quotidiano diventa nella sua fotografia un atto visivamente non ripetibile. Questa caratteristica gli ha permesso di collaborare con machi di moda e di design del prodotto, evitando però gli standard strettamente commerciali, per dedicarsi al rapporto dell’oggetto o dell’abito con le persone, con i contesti e gli ambienti in cui vengono collocati. La destinazione della sua fotografia è prevalentemente quella editoriale, tra le sue collaborazioni ne ha stabilita una di particolare costanza e qualità con l’editore C413, che pubblica anche l’omonima rivista.
Alla percezione e conoscenza dell’architettura è dedica invece la mostra “Passaggi di stato” di Luca Gilli, ospitata presso il Superstudio Maxi, contemporaneamente alle altre esposizioni di arredamento. Lo stesso Superstudio Maxi è stato oggetto della campagna fotografica, ora in mostra, durante la quale sono state riprese da Luca Gilli le varie fasi di ristrutturazione del vecchio capannone industriale, per convertirlo nell’attuale padiglione: un edificio di circa settemila metri quadrati, nel suo interno strutturato come open-space. L’art director Flavio Lucchini, tra i coordinatori di Spersudio, racconta l’esperienza con Luca Gilli: “Prima che cominciassero i lavori di rigenerazione di quella vecchia fabbrica abbandonata che sarebbe diventata il Superstudio Maxi, Luca Gilli aveva già chiesto di seguirne il percorso con la sua fotocamera. In silenzio e in solitudine, al gelo o sotto il sole cocente, nel caos del cantiere ogni tanto compariva, e scattava” 4 . L’estetica del cantiere è un tema più volte approfondito da Luca Gillli, perché evidenzia quella nervatura, poi coperta, ma che costituisce la sostanza dell’edificio. Gilli stesso da una definizione di cantiere: “Un tempo convulso e rumoroso, è quello del cantiere; un luogo caotico in tensione dove materiali, forme e colori, forze e azioni, funzioni e relazioni scalpitano, si agitano, incedono verso un destino comune, ricercano un’armonia complessiva, una loro soddisfazione concreta e reciproca nel solco della visione progettuale”.
Luca Gilli5, che è nato nel 1965, laureato in scienze naturali, si dedica alla ricerca scientifica presso l’Università di Parma. L’interesse per la fotografia come ambito dell’arte contemporanea, lo porta dal 2004 a modificare la professione. Lo spazio architettonico segmentato e ricostruito dall’obiettivo della fotocamera, anche attraverso l’uso intensivo della sovraesposizione, è un tema centrale nella sua estetica.
15 settembre 2021
Note:
1 Alcova: piattaforma per il design dell’arredamento: https://alcova.xyz/
2 Alecio Ferrari, sito personale: https://www.alecioferrari.com/
3 Alecio Ferrari nella rivista C41: https://www.c41magazine.com/the-instant-of-change/
4 Superstudio Magazine: Il cantiere invisibile, di Flavio Lucchini, 9 luglio 2021
5 Luca Gilli, sito personale: https://www.lucagilli.com/