Diversità culturale nelle fotografe contemporanee di Magnum

A cura di Davide Tatti

Sebbene l’agenzia Magnum sia stata in prevalenza composta da uomini (attualmente su 64 membri attivi 11 sono donne), nell’ultimo decennio e in particolare dal 2022 c’è stato un impegno crescente nel valorizzare e amplificare il lavoro delle fotografe al suo interno. Uno dei principali progetti è l’esposizione itinerante Close Enough accompagnata dall’omonimo volume edito nel 2024 ad Heidelberg.1

La mostra Close Enough, curata da Charlotte Cotton, è stata inaugurata a settembre 2022 presso l’International Center of Photography (ICP) a New York, in occasione del 75° anniversario della fondazione di Magnum. Successivamente la mostra è stata ospitata ad Hangar, Photo Art Center di Bruxelles (da settembre a dicembre del 2023); al Versicherungs Kammer Kulturstiftung di Monaco di Baviera (da aprile a luglio del 2024); sarà visitabile presso il Museum Helmond nei Paesi Bassi da19 ottobre di quest’anno al 23 marzo del 2025. Close Enough rende conto di «tre generazioni di fotografe Magnum, ciascuna delle quali rivela un punto del proprio percorso creativo. La mostra include la prima esposizione di progetti fotografici appena completati; riflessioni e rivisitazioni di progetti precedenti tratti dagli archivi personali delle fotografe; installazioni che rivelano i processi di lavoro all’interno di progetti personali a lungo termine e in corso».

Un tratto comune alle autrici è costituito dalla volontà di forzare i confini del mezzo fotografico, per non ricadere nel tecnicismo o negli stereotipi, ampliando la base tematica della fotografia documentaristica, che si apre a una più ampia conoscenza dei molteplici contesti sociali e delle relazioni. In questo quadro resta fondamentale la ricerca di modalità espressive e stilistiche personali, che identificano ogni singola fotografa.

Magnum Photos, fondata nel 1947 a Parigi ma con sede centrale a New York, è un’agenzia con base cooperativa. Per diventare un membro effettivo i fotografi seguono una procedura di quattro anni, durante i quali vengono selezionati per tre livelli crescenti: nominati, associati e infine membri effettivi. Le fotografe dell’agenzia sono europee o statunitensi in prevalenza; vivono e lavorano in USA: Carolyn Drake (nata nel 1971 a San Francisco); Susan Meiselas (nata nel 1948, americana abita a New York); Alessandra Sanguinetti, (nata nel 1968 a New York, vive a San Francisco). Quelle provenienti da stati europei sono: Olivia Arthur (nata nel 1980 a Londra dove vive); Bieke Depoorter (nata nel 1986, proveniente dal Belgio); Cristina Garcia Rodero (spagnola, nata nel 1949); Cristina de Middel (spagnola, nata nel 1975); Lúa Ribeira (anche lei spagnola, nata nel 1986).

Per individuare dei punti di vista esterni alla cultura europea e statunitense, bisogna soffermarsi sulle tre fotografe che chiudono il gruppo: Nanna Heitmann ha una posizione particolare: nata nel 1994 in Germania, si è traferita a Mosca. Nel suo lavoro fotografico Heitmann ha documentato i danni del cambiamento climatico, come lo scioglimento dei ghiacciai in Siberia. “Hiding From Baba Yaga” è un suo progetto che trae ispirazione dal mito di una strega del folklore slavo; per realizzarlo Heitmann ha percorso nel 2018 le coste di Enisej, il fiume più lungo della Russia siberiana, dove ha incontrato degli abitanti che, vivendo sulle rive remote del fiume, soffrono di isolamento materiale, sociale e psicologico. Tra Russia e Ucraina Heitmann ha intrapreso un percorso di documentazione del conflitto bellico a partire da marzo del 2022, che mostra lo stato di guerra dal basso, dal punto di vista delle popolazioni, escludendo la visione dall’alto tecnica e politica: « in queste fotografie si riconoscono le scenografiche manifestazioni di potere del Cremlino, le forme di resistenza messe in atto da artisti e cittadini ostili alle scelte del governo, ma anche la povertà estrema nella quale questo conflitto ha fatto cadere tutto il paese e la disperazione delle famiglie, che hanno perso i propri cari in battaglia». Con questa nota si conclude il volume sulla mostra “La fotografia è donna”, che restituisce l’attività delle fotografe di Magnum all’interno di vari sviluppi tematici, tra i quali sono compresi “l’identità individuale collettiva”, “il corpo pubblico”, “il corpo politico”, “il corpo come un campo di battaglia”.3

Dai limiti europei proviene invece Sabiha Çimen: nata a Istanbul nel 1986, abita tra la sua città e New York; è entrata a far parte di Magnum Photos nel 2020. Sabiha Çimen ha ripercorso tre anni intensi della sua formazione nella scuola femminile e residenziale di Corano, traendone nel 2017 il progetto fotografico “Hafiz”, divenuto poi il suo primo libro. «In Turchia esistono migliaia di scuole per insegnare la memorizzazione del Corano e molte sono frequentate da ragazze di età compresa tra 8 e 17 anni, la maggior parte impiega tre o quattro anni per completare un compito che richiede disciplina, dedizione e concentrazione». Come ha detto l’autrice in un’intervista del 2021: « Vedo e sperimento il mondo attraverso il mio sistema di credenze, come la devozione, la disciplina e la pratica. La fotografia mi aiuta a esplorare la mia cultura guardandoci dentro. La cultura islamica è sottorappresentata e spesso fraintesa nella sfera occidentale. La mia missione è semplicemente quella di gettare un po’ di luce sul mio mondo, in particolare sulle donne».4 In questo contesto Sabiha Çimen riesce a individuare con naturalezza anche l’ironia e il divertimento nelle relazioni femminili.

Da un paese in contrasto con l’ambito occidentale come l’Iran proviene Newsha Tavakolian, nata nel 1981 a Teheran dove attualmente vive. «A soli sedici anni, a seguito di un corso di fotografia di sei mesi, Newsha

Tavakolian inizia a lavorare come fotografa professionista per “Zan”, il primo quotidiano iraniano di impronta riformista, fondato da una donna e incentrato sulla questione femminile. Nel 1999 documenta l’insurrezione studentesca a Teheran e l’anno successivo entra a far parte dell’agenzia Polaris lmages. Durante i primi anni di lavoro si dedica principalmente a documentare ciò che succede nel suo paese ma dal

2003, con un reportage sulla guerra in Iraq, inizia a lavorare su scala internazionale».5

Newsha Tavakolian è entrata a far parte di Magnum nel 2015 come fotografa associata, dal 2019 come effettiva. «La sua fotografia è caratterizzata da una narrazione evocativa (…) Il suo lavoro spesso combina l’arte con il documentario, confondendo i confini tra realtà e immaginazione».6 Hanno avuto particolare diffusione le sue serie fotografiche sul tema documentario dei gruppi femminili militari o di guerriglia, come quelli in Colombia, ripresi da Tavakolian al momento del loro scioglimento in accordo col governo nel 2017.  Un progetto invece fortemente simbolico, sulle limitazioni imposte dal governo Islamico in Iran, riguarda le cantanti a cui non è consentito esibirsi come soliste o produrre la propria musica: per loro Tavakolian dedica delle copertine di album mai pubblicati.

Anche in Italia Magnum è intervenuta per divulgare il lavoro delle fotografe in collaborazione con Camera, attraverso la realizzazione della mostra “Fotografia è donna, l’universo femminile in 120 scatti dell’agenzia Magnum Photos, dal dopoguerra a oggi, a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi“. Le donne sono autrici o soggetto della fotografia, vengono evidenziate le loro visioni del mondo e le trasformazioni sociali che più le hanno coinvolte.7

Guadagnini aveva affrontato il tema del ruolo delle donne in fotografia, con una prospettiva storica che comincia dal 1920 fino ai nostri giorni, nella mostra e nel catalogo: Essere umane, le grandi fotografe raccontano il mondo.8 Il percorso storico di Magnum viene ricostruito da Guadagnini, tenendo conto della presenza femminile esigua nell’agenzia fino agli anni Sessanta, delle maggiori difficoltà oggettive affrontate da una donna per fare la fotoreporter, sia per i rischi della professione, sia per le discriminazioni sociali e politiche. L’Occidente nordamericano ed europeo è l’ambito geografico e sociale in cui progredisce l’emancipazione delle donne e l’attenzione alle tematiche connesse durante gli anni Settanta. Con l’affermarsi dei processi di globalizzazione, a partire dagli anni Ottanta del Novecento il fenomeno si manifesta in altre aree geografiche, come in Sud Africa con Zanele Muholi, con Shadi Ghadirian e Newsha Tavakolian in Iran. «La narrazione avviene, ormai senza più aree di silenzio che non siano quelle sottoposte a regimi censori; in prima persona, ognuna racconta la propria storia della propria terra».9

15 settembre 2024    

Note

1    Close Enough. New Perspectives from 13 Women Photographers of Magnum. AA.VV. Kehrer, Heidelberg, 2024

2    Dal comunicato stampa: Close Enough: New Perspectives from 12 Women Photographers of Magnum. Presso: ICP International Center of Photography, New York. Dal 30 settembre 2022 al 9 gennaio 2023

3    Fotografia è donna, L’universo femminile in 120 scatti dell’agenzia Magnum Photos, dal dopoguerra ad oggi. Dario Cimorelli editore, Milano, 2023

4    Sabiha Çimen vince il premio Paris Photo-Aperture First Photobook Award. Intervista di Jade Chao;14 marzo 2021. Magnum Photos, sito dell’agenzia.

5    Essere umane. Le grandi fotografe raccontano il mondo. A cura di Walter Guadagnini. Silvana editoriale, Milano, 2021

6    Biografia di Newsha Tavakolian, Magnum Photos, sito dell’agenzia

7    Fotografia è donna. L’universo femminile in 120 scatti dell’agenzia Magnum Photos dal dopoguerra a oggi. A cura di Walter Guadagnini. Castiglia di Saluzzo, Cuneo dal 13 ottobre 2023, al 1° aprile 2024.

8    Essere umane: le grandi fotografe raccontano il mondo, a cura di Walter Guadagnini, in collaborazione con Monica Fantini e Fabio Lazzari. Museo San Domenico, Forlì; dal 18 settembre 2021 al 30 gennaio 2022. Catalogo: Silvana Editoriale, Milano, 2021

9   Walter Guadagni, Essere umane, pag. 21 (ibidem)

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