Non giudicare un uomo se non hai camminato per tre lune nelle sue scarpe. (Proverbio Sioux)
Ho incontrato l’energia di Nicholas e Camilla, giovani danzatori marchigiani, per strada, a marzo di quest’anno a Roma, mentre a largo Osci, dietro il mercato di S. Lorenzo, preparavano la documentazione video di Fitting.
Fitting racconta di relazioni, un sistema complesso e dinamico, criptico ed enigmatico che troppo spesso resta sottotraccia. Fitting abita incontri concreti, trascorsi impalpabili, convivenze simbiotiche; diventa un dialogo fra gli interpreti che si prepara, si struttura, si formalizza, si snocciola, si frantuma sotto gli occhi dello spettatore. Un lavoro dal linguaggio naturale si nutre e si rinnova continuamente attraverso la gente, i gesti, i suoni, gli accadimenti del luogo dove nasce e si sviluppa l’azione. Appunti di racconti passano letteralmente per le scarpe indossate. Un andare reiterato che può condurre però ad un percorso preciso. Indossare delle scarpe significa, quindi, attraversare i propri sentimenti e quelli dell’altro. Le scarpe, nella loro forma, funzione ed estetica, ci parlano del mondo, degli spostamenti, delle intenzioni, delle migrazioni, del cammino. Un gioco d’empatia, che si muove spazialmente in punti precisi della scena e di cui non si conosce chiaramente il finale. Li ho ritrovati ad ottobre allo spazio Arteatrio a S. Basilio con la loro vitalità, la loro forza fisica e la genuina creatività emergere da mucchi di scarpe, prendersi lo spazio e offrirci uno spettacolo di danza moderna davvero originale.