CHIARA DONDI

Sources of vision

a cura di Diego Cicionesi

Quale romanzo, opera letteraria, cinematografica o musicale hanno inciso profondamente sulla tua identità, pensiero e visione del mondo?

Fin da bambina sono sempre stata attirata dalle atmosfere suggestive, quasi esoteriche. Ho amato i video musicali e le immagini dei Depeche Mode pensati e creati da Anton Corbijn, le lunghe e incredibili opere rock degli anni ’70 che mio padre mi faceva ascoltare spesso ed i film francesi di Francoise Truffaut che tanto ama mia nonna e con i quali mi intratteneva nei pomeriggi di lavoro dei miei genitori. Ma tutto ciò ha trovato un vero senso la prima volta che ho incrociato l’estetica di David Lynch.

Quale specifico passaggio, testo o brano musicale ti hanno cambiato e ispirato?

R: Il primo lavoro di Lynch che ho visto è stato Velluto blu. Non l’ho cercato ma mi è apparso durante un noioso pomeriggio universitario nel quale non avevo voglia di studiare. Sono rimasta ipnotizzata dallo stile delle ambientazioni quasi sospese dal tempo, dai personaggi ipnotici e dalla musica. Da grande appassionata di musica non ho potuto non notare la scelta dei brani e persino i tessuti musicali originali che legano tra loro le scene, grazie anche a quel talento che è Angelo Badalamenti. Da questo il passo verso Twin Peaks è stato breve e devo ammettere che spesso, quando arriva l’inverno e i monti intorno a me si riempono di nebbia, lo riprendo in mano e mi faccio trasportare da quella malinconia inquietante ma bellissima che attanaglia un po’ tutto e che mi permette di sognare.

 

In che modo hanno inciso, da lì in poi, nel tuo lavoro di fotografo?

Il primo tema che ho cercato di “fare mio” è stato il tema del doppio, attraverso l’uso delle doppie esposizioni. Questa tecnica mi ha permesso di esplorare la dualità dei sentimenti che ci abitano.
Un’altra attenzione particolare che sento in comune con l’universo lynchiano è l’attenzione ai personaggi femminili. Le vere protagoniste dei miei scatti sono le donne che cerco di ritrarre nelle loro sfaccettature e complessità mettendole anche in scena una di fronte all’altra.

Come ultima influenza c’è l’atmosfera che da sempre ricerco per le mie foto. Una sorta di sospensione nel tempo e il più grande supporto per raggiungere tale fine è stata la scelta di dipingere le foto dopo lo sviluppo e la stampa della foto.

CHIARA DONDI

Nata e cresciuta a Bologna, ha studiato Disegno Industriale all’Università di Firenze.
Fin da piccola ha mostrato interesse nella pittura e crescendo con l’aiuto del padre ha intrapreso i primi passi nel mondo della fotografia analogica.
Negli anni il suo rapporto con tale strumento è diventato sempre più connesso al suo background di pittrice e ha iniziato a trattare la fotografia stampata come una tela da dipingere.
Prediligo il medio formato e le macchine fotografiche biottiche con pellicole Ilford.
I suoi soggetti principali sono le donne con le quali cerca di creare immagini fatte di introspezione e simbolismo.

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