Meraviglie e Wunderkammern: un tracciato tra reale e immaginario fino a Silvia Camporesi. Parte 2°

A cura di Davide Tatti

La relazione circolare tra natura e artificio, declinata da Silvia Camporesi in Mirabilia, si ritrovava già in Circular View del 2020, che ha come soggetto l’impianto di biometano Hera a Sant’Agata Bolognese13. In questa serie fotografica prevalgono le forme circolari contenute nel cantiere, che mettono a pari livello lo spazio ampio col piccolo dettaglio. L’industria, consapevole dei vari fattori di criticità ambientale, sposta parte della propria attività verso il riciclo degli scarti, fotografati da Camporesi con espressività insolita, tanto da far presumere una sua sensibilità verso la conservazione dell’ambiente naturale e la sua gestione politica. Argomento questo assai complesso, tanto da richiedere una rivoluzione culturale, come indica Marco Pacini: «Si tratta nientemeno che del congedo dall’antropocentrismo, (…) tuttavia nemmeno contemplabile nelle nostre società tutte prese dall’affermazione degli umanissimi diritti individuali (…) piuttosto che dai doveri di specie. Il primo dei quali dovrebbe essere quello di non considerarla speciale».14

Recentemente Camporesi ha fotografato l’alluvione a Reggio Emilia e in Emilia-Romagna del maggio 2023, confrontandosi con gli effetti del surriscaldamento climatico. La città viene raffigurata non con i gesti della disperazione nel frastuono, ma con quelli della collaborazione per liberare le vie e le abitazioni dall’acqua e dal fango, nel silenzio di parchi, giardini, condomini sommersi. Una visione meditativa che guarda già alla possibilità di risollevarsi, come scrive l’autrice «penso che quando ci lasceremo la tragedia alle spalle, quando tutto il fango sarà sparito, rimarrà la memoria e rimarranno le immagini»15. Dalla minaccia di perdita dei libri antichi nella diocesi di Forlì per l’alluvione, si arriva alla “meraviglia” per il loro recupero, evidenziato da Camporesi un’altra recente serie fotografica esposta nella mostra Sommersi salvati16, con un richiamo a Primo Levi. L’intero «territorio dell’Emilia-Romagna è molto fragile, se l’Appennino è dissestato, la bassa è tutta pianura alluvionale, in buona parte risultato di grandi bonifiche, sottratta alle acque con mezzi meccanici», come illustra Roberto Bui17. Questa precarietà del territorio si è dimostrata nell’alto numero di frane seguite agli eventi di maggio 2023, Camporesi ha iniziato un progetto su questo cambiamento del paesaggio di cui aspettiamo gli esiti.

Il tema della meraviglia in Silvia Camporesi può essere letto anche come una forma di resistenza e di ottimismo verso la perdita dell’equilibrio ambientale, sulla scorta di Laura A. Odgen. L’antropologa propone un esempio proviene dalla Terra del Fuoco, dove la popolazione sviluppa, consapevole dello sfavorevole cambiamento climatico, un sentimento di perdita che viene compensato da un atteggiamento di meraviglia verso piccoli successi quotidiani: «la meraviglia è sia una pratica di stupore, sia un minuscolo spazio di resistenza che risiede all’interno della fragilità e della precarietà della vita quotidiana cittadina».18

La fotografia di Camporesi si orienta verso la definizione di luoghi e ambienti, dopo un percorso più soggettivo e psicologico iniziato intorno al 2004. La svolta si ha negli anni 2010 e 2011 con la serie Le tre Venezie, come già evidenziato da Carlo Sala.19 La prima Venezia è la città reale compressa tra conservazione sfruttamento turistico, la seconda è quella virtuale dell’Italia in miniatura a Rimini. La somma di queste diventa la città miniaturizzata nell’immaginario onirico, dove emergono isolati fantasmi animali, umani o di oggetti della memoria: «l’instabile Venezia, con i suoi imbarcaderi oscillanti, mi aiuterà a formulare un nuovo dizionario di nomi, una nuova mappa, (…) Penso al sogno che ha preceduto il mio arrivo qui: un paesaggio lagunare in cui una giostra rotonda e luccicante affondava in mare. Inclinata e già per metà sommersa. Quella stessa giostra che ora trovo, all’arrivo, nella strada davanti alla mia abitazione».20

Un tratto distintivo e metaforico emerge e si conserverà nella sua produzione: i luoghi diventano capaci di esprimersi come essere viventi e da qui la meraviglia: «ll monastero che si trova sull’isola di San Francesco del Deserto parla con voce lieve ed io resto in ascolto»,21 il soggetto recepisce e rielabora, ma il discorso è già nel luogo. Bruno Corà nelle ricostruzioni virtuali di canali, piazze, edifici individua le «fonti ispiratrici di Camporesi, la sua cultura figurativa che non ignora né De Chirico o Magritte, né Fellini o Antonioni ma che pur sa declinare quei richiami iconografici».22

L’uso della miniatura nella fotografia di Camporesi trova un riferimento in altri autori come Luigi Ghirri, che aveva compiuto una ricerca nel parco Italia in miniatura dal 1975 al 1985. Ghirri nel fotografare le miniature evidenzia la riduzione in scala dei luoghi, ad esempio mostrando i visitatori mentre le percorrono23. Silvia Camporesi al contrario maschera la riduzione in scala, per mantenere la persuasione e la “meraviglia” che la finta città sembri vera. In successivi progetti lei stessa ricostruisce in scala luoghi interi scomparsi, come il borgo di Fabbriche di Careggine fotografato mentre viene raggiuto dalle acque, in realtà il borgo è sommerso dal lago artificiale di Vagli in Toscana dal 1994.

Un riferimento parallelo al metodo di Silvia Caporesi è la tecnica del fuoco selettivo, adoperata da Olivo Barbieri dalla fine degli anni Novanta, dove l’errore del piano di messa a fuoco produce un effetto di miniatura sul paesaggio. Camporesi, che intervista Barbieri, dice: «Metti ancora una volta in crisi la percezione, facendo sembrare finto ciò che è reale e viceversa»24. La natura delle rappresentazioni resta ambigua, la capacità di vedere obiettivamente è ingannevole.

I temi della finzione, della ricostruzione scenica sono rilevanti anche nella fotografia di Paolo Ventura. Nella sua serie L’automa25 del 2012, contemporanea a Le tre Venezie di Camporesi, Ventura ricostruisce Venezia con una fedeltà di atmosfera. Sullo sfondo della Seconda guerra mondiale un anziano orologiaio «vede il ghetto svuotarsi di fronte alla minaccia degli arresti e della deportazione (…). Allora il vecchio decide di costruirsi un automa, qualcuno che gli faccia compagnia, in attesa che vengano ad arrestare anche lui»26.

Mentre Paolo Ventura pone il nodo tematico in un passato storico e autobiografico, in Silvia Camporesi invece la visione e la meraviglia restano sospese in un periodo indeterminabile, presente e inattuale. Una concezione del tempo scevra però da richiami nostalgici, dal desiderio di recuperare il passato, che invece si può individuare in Franco Arminio, scrittore e poeta caro a Camporesi, come è emerso in una conversazione tra Maria Vittori Baravelli e Camporesi: «per me la nostalgia è una cosa che non ha casa, sono sempre progressista, guardo avanti mai indietro, non ho assolutamente nostalgia ma una grande curiosità nel girare, nel viaggiare, nel trovare dei tag (come il tag “paese abbandonato”, tag “luoghi insoliti”). Di fatto mi interessa sviluppare dei progetti complicati, perché semplicemente fa fotografia oggi è una cosa talmente svalutata e banalizzata, che l’unico modo di rinobilitarla è di intraprendere dei progetti impegnativi, difficili, che in poche persone possono fare, non per abilità ma più che altro per tenacia. In questo progetto non c’è neanche un grammo di nostalgia, piuttosto un’intenzione proprio di meraviglia, proprio come dice il nome»27.

La meraviglia non è solo un carattere intrinseco degli oggetti e dei luoghi, ma è anche una capacità costitutiva della fotografia come linguaggio visuale; lo dimostra la complicazione in cui si imbatte Camporesi per realizzarla. Su questa valutazione viene in aiuto una riflessione letteraria di Guido Pedrojetta: «invece di parlare genericamente di meraviglia e di stupore, occorrerebbe tener sempre presente che vi sono almeno due tipi di prodigi: verbali e fattuali; e che le meraviglie evocate nella Creazione del mondo, costituite per lo più da fenomeni naturali mirabili o mirabolanti, degni delle Wunderkammern dell’epoca, coincidono quasi sempre e soltanto con i secondi, mentre il nodo critico sta piuttosto nel gran teatro delle ‘meraviglie verbali’».28 

15 dicembre 2023

 

Note

13     Silvia Caporesi, Circular View, a cura di Carlo Sala. Skira editore, Milano, 2020. Il Gruppo Hera è il committente del progetto. 

14   Marco Pacini, Pensare la fine. Discorso pubblico e crisi climatica. Meltemi editore, Milano, 2022, p. 60

15   Silvia Camporesi, Il racconto fotografico dell’alluvione in Emilia-Romagna. In: Artribune, 21 maggi 2023.

16   La mostra è segnalata da: Quinto Cappelli, Forlì racconta i libri antichi salvati dal fango. In: Avvenire sabato 21 ottobre 2023.

17    Roberto Bui (Sotto pseudonimo: Wu Ming 1), Perché dobbiamo prendere sul serio le fantasie di complotto sul clima. In: Internazionale, 13 dicembre 2023.

18     Laura A. Odgen, Perdita e meraviglia alla fine del mondo. Add editorre, Torino, 2023; pag. 23 – Edizione originale: Loss and Wonder at the World’s End, Duke UniversitY Press, 2021.

19   Carlo Sala, Silvia Camporesi: Circular View. In: Silvia Camporesi, Circular View. Skira editore, 2020, pag.6-7.

20   Silvia Caporesi, La terza Venezia. Trolley Books, London, 2011, p. 3

21   Silvia Caporesi, La terza Venezia. Ibidem

22   Bruno Corà, Fotografare l’immaginario. in: Silvia Caporesi, La terza Venezia. Ibidem

23     All’intera serie è stata dedicata la mostra: In scala diversa. Luigi Ghirri, Italia in miniatura e nuove prospettive. Reggio Emilia, Palazzo dei Musei, dal 29/04/2022 al 8/01/2023.

24   Silvia Caporesi. Doppio sguardo, conversazioni tra fotografi. Roma, Contrasto, pag. 15

25     Palo Ventura, L’automa. Peliti associati, Roma 2012

26   Paolo Ventura, Autobiografia di un impostore. Narrata da Laura Leonelli. Johan & Levi, 2021.

27    Conversazione di Silvia Caporesi con Maria Vittori Baravelli per la presentazione di Mirabilia. Accademia di Brera, Milano 16 novembre 2023.

28   Guido Pedrojetta, Dai margini al centro: la poetica barocca (ancora sulla Fischiata XXXIII di Giovan Battista Marino). In: Margini, Giornale della dedica e altro. Saggi, 1-2007

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