LA MATURITA’ DELLA POST FOTOGRAFIA
A cura di Dvide Tatti
Arriva alla terza edizione il Premio New Post Photography inserito nell’ambito delle attività connesse a MIA Fair, nell’edizione prevista per il 2022, la giuria del premio è ancora presieduta da Gigliola Foschi.
La post-fotografia, che formalmente si produce con la progressiva conversione in digitale dei materiali fotografici analogici, iniziata nell’ultimo ventennio del Novecento e portata a maturità in questi anni Venti del Duemila, introduce forti contraddizioni. Da un lato insistono delle forti spinte individualistiche e narcisistiche nella raffigurazione dei soggetti, in particolare nelle varie forme di ritratto e autoritratto a uso commerciale e nei social-media. Dal lato opposto si accresce un sistema di controllo tecnologico sulle nostre società reali dove la fotografia digitale è solo uno dei tanti strumenti adoperati per monitorare e condizionare i comportamenti collettivi in modo pervasivo; tra questi ci sono i sistemi di video sorveglianza, di scansione tridimensionale, riconoscimento biometrico, localizzazione geografica.
Fra questi poli di interessi opposti si trovano invece i sistemi sempre più ramificati di ipertesti in cui i flussi di fotografie prodotte vengono inserite, a vantaggio della possibilità di connettere dati, informazioni e documenti tra loro disomogenei anche da parte di un semplice utente finale.
Ma in che modo la post-fotografia influenza l’ambito delle arti visive, e la fotografia intesa come strumento di espressione culturale ed estetica? A questa domanda cerca di dare risposta il premio New Post Photography, individuando dei fotografi che nei loro progetti mantengono una coerenza tematica. Nel complesso dei lavori proposti nelle due edizioni, il punto di vista adottato dagli autori si sposta “a favore di una lettura poetica, evocativa, più emotiva che conoscitiva, dove prevalgono immagini che si rimandano le une alle altre come in un palinsesto da interpretare. La figura del fotografo-autore, con uno stile preciso, tende a volte a dissolversi per lasciare spazio al fotografo-ricercatore, che basa il suo lavoro su lunghi e precisi approfondimenti e che è disposto a cambiare il suo modo di operare sulla base del tema che s’impegna ad indagare”, come riporta il testo del terzo bando1.
Un orientamento frequente è quello della segmentazione dell’opera-progetto a cui viene tolta una visione d’insieme coesa: “vari autori trasformano le loro opere in palinsesti visivi frammentati”2. Questo metodo della catena di segmenti accomuna la fotografia ad una caratteristica spesso considerata indispensabile anche nella narrativa: “la necessaria frammentazione a cui i testi letterari vanno incontro nell’intento, oggi, di arrivare a tutti, di essere democratici” come indica Walter Siti3, che si appoggia a delle definizioni di Gino Roncaglia: “in presenza di contenuti complessi il digitale procede a operazioni di selezione e di ritaglio, per ottenere contenuti più semplici e suscettibili di ricombinazione”4.
In ultima analisi il premio mette in evidenza che: “molte opere sembrano voler stimolare nello spettatore un altro modo di vedere, non più giocato su uno sguardo rapido e passivo, ma coinvolto fino ad includerlo nell’opera o basato su un vedere lento, progressivo nel tempo”2. In questo periodo post-fotografico, la ricerca di un’alternativa alla rapidità di visione e all’imposizione di un unico punto di vista, è un tema che la curatrice Gigliola Foschi aveva già sviluppato nel suo saggio Fotografie del silenzio: “Nel tempo della fretta e degli sguardi distratti, ecco quindi che la fotografia può a sua volta rivelarsi un esercizio nel nome della lentezza e del silenzio 5 (…) La fotografia – quando evita di voler suggerire a tutti i costi un senso univoco, un significato unidirezionale – può dunque dare vita a scenari segreti e rarefatti. Non si pone come un approdo di senso sicuro e immediato, ma attiva un gioco di rimandi e suggestioni in cui, nella trama del montaggio visivo, si aprono momenti di sospensione, incertezza e ambiguità”6.
Entrambi gli autori e artisti menzionati non hanno scattato le fotografie ma attinto a degli archivi, questa è una pratica consolidata anche se minoritaria. In un territorio dove saper operare delle scelte spesso è più significativo e determinante che avere alte competenze tecniche, il ruolo dell’artista si sposta da produttore a “assegnatore” o “prescrittore” di significati, secondo i termini già indicati nel 2016 da Joan Fontcuberta, che precisa: “La scala di valori più decisiva nella creazione non risiede più nel fabbricare immagini nuove, ma nel saper gestire le loro funzioni, sia nuove che vecchie. Perciò l’autorialità, l’artisticità, non affonda più le radici nell’atto fisico della produzione, ma nell’atto materiale di normare i valori che possono contenere o raccogliere le immagini: valori che sono sottesi o che le sono stati conferiti.”10 Già nel 2009 Fred Ritchin definì questo spostamento di competenze e attitudini: “il fotografo digitale è potenzialmente legato in modo molto profondo a una molteplicità di media sia come ricettore sia come produttore, tanto che la comunicazione, di qualsiasi tipo, diventa più importate dell’unicità della visione fotografica”11. Inoltre, in ambiente digitale il punto di vista del fotografo si trova necessariamente a confrontarsi, non solo con quello di agenzie e editori, ma anche con quello dei soggetti fotografati, che possono pubblicamente esprimere valutazioni su come la fotografia li abbia rappresentati.
Tra tutti gli autori compresi nelle due edizioni già svolte del premio, abbiamo scelto un caso esemplare che radicalizza la condivisione, il riutilizzo e la manipolazione del materiale fotografico: Leonardo Magrelli con il progetto West of here7. Magrelli ricava le immagini dal videogioco Grand Thelt Auto V, ambientato in una virtuale Los Angeles, i frame che lo compongono sono stati ricavati da fotografie scattate dagli stessi utenti del gioco. Magrelli ha rieditato alcuni frame in bianco e nero, per far somigliare il suo risultato finale ad una sequenza fotografica dove il vero e la falsificazione si equivalgono, prendendo a modello le fotografie tradizionali di autori come Garry Winogrand, Lee Friedlander, che hanno contribuito a realizzare l’immagine di Los Angeles conosciuta a metà del Novecento.
Uscendo dall’ambito del premio, un progetto che ricopre l’ampiezza temporale dall’inizio degli anni Ottanta, precedenti l’insorgere della post-fotografia, fino al 2020, è quello di Nicolò Quaresima dal titolo: Dusk to Dawn,Fragments from the Plastic Archive8. Tramite il rinvenimento di materiale d’archivio del noto club Plastic di Milano, Nicolò Quaresima, in una mostra che si è tenuta presso Futurdome9 dal 15 giugno al 30 ottobre 2021, presenta fedelmente l’archivio di cartoline, poster, fotografie, video, diapositive degli anni 1980-1995.
Interviene poi interpretando le scene vissute nel club con collages digitali, e soprattutto stampando le diapositive, che sono in stato di deterioramento chimico avanzato, in lastre acriliche e teli in seta e cotone. Il deterioramento che assume un cangiante spettro di colori, superando la traccia fotografica originale, diventa il soggetto dell’immagine della nuova stampa digitale e richiama, più di quanto possa fare una fotografia perfettamente conservata, le esplosioni vitali delle serate trascorse nel Plastic.
DAVIDE TATTI – Nato in Sardegna, ha completato la formazione a Milano. A partire dal disegno industriale, si è indirizzato verso la grafica editoriale e fotografia, preferendo progetti di ambito culturale.
1 Premio New Post Photography, bando per la terza edizione 2022, a cura di Gigliola Foschi. (sito web)
2 Premio New Post Photography, bando per la seconda edizione 2021, a cura di Gigliola Foschi. (sito web)
3 Walter Siti, Contro l’impegno, riflessioni sul bene in letteratura, Milano, Rizzoli, 2021, p. 46
4 Gino Roncaglia, L’età della frammentazione, cultura del libro e scuola digitale, Bari, Laterza, 2018
5 Gigliola Foschi, Le fotografie del silenzio, forme inquiete del vedere. Milano, Mimesis, 2018, p. 43
6 Gigliola Foschi, ibidem, p. 44
7 Leonardo Magrelli, West of here, 2021 Yoffypress, edizione in 400 copie, http://www.yoffypress.com/catalog/west-of-here sito personale: www.leonardomagrelli.com
8 Nicolò Quaresima, Dal tramonto all’alba: frammenti dall’archivio del Plastic, sito personale https://www.niccoloquaresima.com
9 Futurdome, museo indipendente, l’edificio fu sede delle avanguardie storiche italiane a Milano: https://www.futurdome.org/dusk-to-dawn/
10 Joan Fontcuberta, La furia delle immagini, note sulla post fotografia. Traduzione di Sergio Giusti. Torino; Einaudi 2018. pag. 48; titolo originale: La furia de las imàgenes, notas sobre la post fotografia. 2016
11 Fred Ritchin, Dopo la Fotografia. Torino, Einaudi, 2012; pag. 161. Titolo originale: After Photography. 2009
12 Denis Curti, Capire la fotografia contemporanea, 2020, Marsilio Editori, Venezia; pag. 354
13 Post umanismo, articolo di Alessia Rastelli, in: La Lettura, Corriere della Sera, 14 novembre 2021, pag. 11
14 Post democrazia, conversazione tra Carlo Bordoni e Colin Crouch, in: La Lettura, Corriere della Sera, 14 novembre 2021, pag. 13