Inside, viaggio nelle mie mura

Silvia Tampucci

Un viaggio introspettivo. Un cercare di cogliere il particolare nel quotidiano conosciuto. INSIDE è un progetto nato durante il lockdown del 2020, un modo di conoscere meglio lo spazio in cui siamo stati forzatamente chiusi, un viaggio all’interno delle mura domestiche che mi ha permesso di conoscere meglio me stessa.

Bio
“Considero la fotografia un po’ come la danza, dove lo scattare è come danzare, con la differenza che invece di mettermi a nudo sul palco, utilizzo la macchina fotografica  per esprimere ciò che sento, ma la sensazione di creazione e liberazione è molto simile“. Sono una ex ballerina semiprofessionista e quando sono scesa dal palco, nel 2011, ho sentito il bisogno e la necessità di continuare ad esprimermi. Mi regalarono una macchina fotografica  ed iniziai a studiare e a scattare da sola, per poi frequentare un corso  di fotografia di scena a Livorno. Così mi sono appassionata, approfondendo la conoscenza della fotografia. Nel 2013 mi sono iscritta al Fotoclub Nove di Livorno, facendo parte anche del consiglio direttivo. Negli anni ho avuto la possibilità di collaborare attivamente con la Federazione. Dal 2016, infatti, coordino i Laboratori Tematici del Dipartimento Cultura FIAF nelle province di Livorno, Lucca e Pisa, organizzando incontri e mostre collettive sul territorio, impegno per il quale ho conseguito la nomina di Tutor Fotografico e Coordinatrice Artistica. Inoltre dal 2017 sono Vicedirettrice delle Gallerie FIAF. Il riconoscimento del BFI nel 2020 è venuto  come  conseguenza dell’attività di questi anni. Quando ho iniziato a frequentare il Fotoclub Nove mi sono avvicinata ad altri linguaggi espressivi rispetto alle opere singole cui mi ero dedicata sino ad allora. Ho capito ed apprezzato il valore del portfolio fotografico  per le maggiori possibilità di racconto e da lì a poco ho scattato il primo lavoro organico, “Frammenti  di vita”’. Coltempo ho studiato e approfondito le varie possibilità  espressive e tutt’oggicerco di accrescere la consapevolezza sia in modo teorico che pratico. La maggior parte delle volte il progetto nasce da momenti particolari che sto vivendo, che non vuol dire necessariamente fotografare me stessa, ma raccontare ciò che provo attraverso quello che mi sta intorno. Ad esempio, “ME.EM” è stato scattato in un momento di grande caos interiore, mentre “Percorsi interrotti” è l’elaborazione di un lutto familiare. “Azulejos” e “La famiglia in Italia: tra pubblico e privato” sono nati in un momento in cui avevo bisogno di fare ordine nella mia vita, per cui sono molto più statici, freddi e rigidi rispetto ai precedenti.



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